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La Grotta del Vento

Un tesoro sotterraneo nel parco delle Alpi Apuane

La Garfagnana è una terra ricca di tesori naturali. I suoi boschi e le sue montagne ci circondano appena arriviamo e la loro vista ci accompagna ovunque. Altri tesori sono però nascosti in cima ad un monte o magari proprio al suo interno, come la Grotta del Vento, un bellissimo sistema di caverne che si sviluppa dentro la Pania Secca e nel quale sono stati ricavati alcuni itinerari turistici.

Alla grotta si arriva partendo da Gallicano, attraverso una strada di montagna che passa anche dal paesino di Fornovalasco. Le indicazioni sono frequenti e ben visibili. La strada però è stretta e tortuosa e se non si è abituati alle stradine di montagna (e io non lo sono!) è un pò stressante guidare fino alla grotta! Il parcheggio è a pagamento: 3 euro per 4 ore per un'auto, l'eventuale tempo rimanente può essere utilizzato in altri parcheggi del comune di Vergemoli. C'e' anche una fontanella di acqua fresca, provvidenziale, visto il caldo esterno.

Vi sono tre itinerari per visitare la grotta: da 1, 2 o 3 ore, sempre in compagnia di una guida. Ogni tour guidato parte ad orari predefiniti, e vi sono guide che parlano inglese, tedesco e naturalmente italiano. Normalmente non c'è bisogno di prenotazione, ma è bene prenotare se si è un gruppo numeroso, in alta stagione e nelle festività.

Suggerimenti:

La temperatura nella grotta è straordinariamente costante: 10,7 °C (50 °F) anche quando fuori imperversa il caldo estivo. Per questo è bene munirsi di felpa anche se siamo a luglio. Sono utili anche scarpe con una buona presa, visto che cammineremo per qualche kilometro in un ambiente con il 100% di umidità, facendo più di 700 scalini.

Per la nostra visita (l'ultima nel luglio 2008) abbiamo scelto il secondo itinerario, della durata di due ore. L'ingresso per questo itinerario costa 12 euro a persona. Ci troviamo con la guida all'entrata della grotta, che al giorno d'oggi è una grande bocca nella montagna, ma che fino alla fine dell'800 era poco più che un buco, dal quale soffiava un vento freddo, e attorno al quale gli abitanti del posto avevano costruito una capanna che utilizzavano come frigo naturale. Solo in seguito l'entrata fu allargata in più riprese per permettere l'esplorazione.

Dall'ingresso si accede alla sala dell'orso, grande antro nella roccia, in cui già si comincia a percepire il clima che cambia, più fresco e più umido. Qui sono esposti alcuni resti ossei di un antico orso delle caverne, che probabilmente ha abitato la grotta 8.000 anni fa, ritrovati durante i lavori per liberare la sala dai detriti ed il fango che l'avevano invasa dall'esterno. Una grande porta blindata ci separa dal resto della grotta ed appena la nostra guida la apre siamo investiti da un vento forte e freddo: il respiro della montagna!

La grotta ha infatti due aperture, quella più in basso dalla quale siamo entrati, a quota 642 metri, e una in cima alla montagna, oltre quota 1.400. L'aria dentro la caverna è più fredda e pesante di quella esterna, ed esce perciò dalla bocca inferiore con una velocità proporzionale alla differenza di temperatura con l'esterno. D'inverno la direzione dell'aria, più calda nella caverna che all'esterno, si inverte. La temperatura nella grotta è straordinariamente costante: 10,7 °C (50 ºF) anche quando fuori imperversa il caldo estivo.

Proseguiamo oltre la porta blindata, e percorrendo degli stretti corridoi entriamo in grandi stanze scavate nella roccia dall'acqua che, caduta sotto forma di pioggia o neve, si è fatta strada nella montagna.

Lo spettacolo in cui ci troviamo immersi è davvero suggestivo. Davanti a noi e tutto intorno le rocce sono ricoperte di decorazioni e sculture bianche e bellissime: una cattedrale naturale. Il loro aspetto è a metà fra il marmo, il ghiaccio e la cera. Possono assumere sfumature gialle ed arancioni. Dal pavimento sorgono stalagmiti che appaiono come grandi denti bianchi, mentre dal soffitto pendono stalattiti che grondano goccioline di acqua. Queste formazioni si possono fondere per dare origine a colonne, e intere pareti sono arricchite da elaborate colate che le ricoprono e danno una nuova forma alla caverna. Particolarmente belli i drappeggi, lastre semitrasparenti che si piegano assumendo l'aspetto di elaborati tendaggi.

Queste sculture naturali sono "vive" e lucide per l'acqua che le riveste e che ancora continua a farle crescere suppure in modo lentissimo. Le pochissime concrezioni morte, abbandonate dall'acqua che ha cambiato corso, non si accrescono più, sono opache e destinate all'erosione. Per questo se si staccassero queste bellissime formazioni (come purtroppo è stato fatto prima che la grotta venisse protetta) queste perderebbero immediatamente la loro lucentezza. Una particolarità della Grotta del Vento è proprio che la maggior parte delle sue concrezioni sono vive e ricche di colori. Questo, sommato al movimento dell'aria, da davvero l'impressione di essere entrati dentro un enorme organismo: la montagna che vive e respira!

Origini

La grotta del vento ha una orgine carsica. L'acqua proveniente da neve e pioggia è penetrata nella montagna cercando una via verso la valle. Essendo acida perchè ricca di anidride carbonica ha gradualmente sciolto le rocce calcaree, dando origine ad una serie di cunicoli che si raccolgono in un vero fiume sotterraneo che sbocca finalmente all'esterno. Il fiume, nei millenni, ha approfondito il suo corso, lasciando così scoperte le sue vie più superficiali. Le grotte che possiamo oggi esplorare sono dunque l'antico letto del fiume sotterraneo, che un tempo usciva da quella che oggi è l'entrata della grotta.

Itinerari:

Il percorso è comunque adatto a tutti e non faticoso, si procede lentamente e con diverse pause. E' possibile fare foto durante le soste, anche con il flash.

Quando l'acqua del fiume sotterraneo abbandonò le caverne, circa 20.000 anni fa, sulle pareti di roccia cominciarono a formarsi le prime concrezioni calcaree. Le bellissime sculture che possiamo ammirare oggi sono il risultato del lentissimo depositarsi di carbonato di calcio (sotto forma di cristalli di calcite) portato dall'acqua che filtra dalle pareti dopo aver "sciolto" la roccia del montagna. Sono necessari 1000 anni perchè queste formazioni possano crescere di un solo centimetro. Ma questi capolavori sono fragilissimi e basta toccarli a mani nude per rovinare il lavoro della natura arrestandone la crescita e sporcandoli con macchie nere causate dagli acidi grassi della nostra pelle. Per questo la nostra guida ci ha subito raccomandato, prima di entrare in grotta, di non toccare assolutamente le pareti.

La seconda parte dell'itinerario ci porta sull'orlo del Baratro dei giganti: un enorme tunnel che sprofonda per 50 metri con andamento a spirale, e in cui noi scendiamo con dei sicuri e comodi scalini sulle sue pareti. Da qui un tempo il fiume sotterraneo saliva a pressione per poi cercare l'uscita dalla grotta. Ancora oggi, durante delle piene eccezionali (come quella del 1996) il fiume torna a risalire questo grande pozzo. L'acqua dunque non ha ancora del tutto abbandonato questo tratto e impedisce che sulle pareti si formino le concrezioni. Siamo poi troppo in profondità, e l'acqua che giunge qui è ormai poverissima di minerali. Non conduce quasi elettricità, infatti in alcuni laghetti sono immerse delle lampade che non hanno neanche bisogno di essere impermeabilizzate! L'effetto della luce di queste lampade che interagisce con i cristalli nell'acqua fa sembrare di trovarsi davanti a dei laghetti di latte. L'aria è satura di umidità e le goccioline di acqua catturano ogni eventuale particella che arrivasse fin qua, rendendo l'aria purissima. Nella grotta è stata pratica anche speleoterapia a bambini sofferenti di asma, con ottimi risultati.

In fondo al baratro, in quella che è chiamata la sala delle voci, la guida ci fa provare l'emozione del buio assoluto: le luci vengono spente e rimaniamo a lungo in silenzio nel buio più pesto. Possiamo così capire un pò quello che hanno provato gli speleologi che hanno esplorato la grotta, e che per giungere in questo punto impiegavano giorni. Proprio qui avevano un campo base dal quale partire con le esplorazioni, e lo scroscio costante dell'acqua nel buio completo dava a molti di loro l'impressione di sentire voci in lontananza.

concrezioni nella Grotta del Vento

L'esplorazione della grotta da parte di gruppi di speleologi del CAI di Firenze, Bologna, Lucca e altre città, è iniziata negli anni '60. Successivamente sono stati allestiti i tre itinerari turistici, che pur introducendo elementi estranei alla grotta, quali scale e corrimano, permettono a tutti di poterne ammirare, con discrezione, la bellezza. Un quarto itinerario, semi-speleologico, è in preparazione.

Grotta del Vento in Garfagnana Toscana

Raggiungiamo alla fine il punto in cui scorre il fiume sotterraneo, l'Acheronte, che finisce per inabbissarsi in un sifone oltre il quale non è stato ancora possibile spingersi. Le frequenti piene portano infatti continuamente detriti che impediscono di proseguire. Si sa però con certezza che solo una minima parte del sistema di caverne è stato esplorato, e seppure lentamente il lavoro degli speleologi prosegue.

Da qui torniamo all'entrata, terminando la nostra visita e ringraziando la nostra guida per le preziose spiegazioni.

La biglietteria è ben fornita di guide sulla grotta, oltre che di minerali di tutto il mondo in vendita (tra cui dei bellissimi geodi), un bar, e una toilette, dopo tutto lo scrosciar d'acqua, può tornare utile...
Il tempo nella grotta è passato velocissimo e due ore sono volate. La prossima volta (speriamo presto) cercheremo di arrivare in tempo per fare il tour completo di 3 ore, che parte solo due volte al giorno!

Guarda altre foto della Grotta del Vento! »


Autore: Stefano Romeo

Stefano è Toscano di Firenze, ma con un quarto di DNA Senese e diversi anni vissuti all'ombra della Torre pendente. Non finisce mai di scoprire la propria terra e gli piace farlo sopratutto in sella alla propria bici.



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